Stabilità dell'industria petrolifera nelle nazioni produttrici

La scarsa amministrazione, la cattiva gestione dei ricavi del petrolio e la dilagante corruzione da parte dei governi locali hanno contribuito all'aumento di conflitti e instabilità politica ed economica nelle nazioni produttrici di petrolio - con costi enormi per l'industria del petrolio.
La mappa sottostante, basata su un'accurata valutazione di vari fattori di rischio condotta all'inizio del 2015, fornisce un'istantanea dell'instabilità politica ed economica nelle nazioni produttrici di petrolio.
Dato che la quantità di petrolio estratto dalla terraferma è molto più esigua del passato per i paesi stabili, le compagnie petrolifere si trovano sempre più a dover scegliere tra petrolio tecnicamente facile da estrarre - ma rischioso- e progetti complicati (come estrazione in mare aperto o da sabbie bituminose) in ambienti più stabili.
Transparency International (organizzazione globale anti-corruzione) prevede che nel giro di vent'anni, almeno il 90% della produzione di petrolio avverrà in paesi in via di sviluppo, che sono spesso instabili e/o non sicuri. L'instabilità, insieme all'aumento delle difficoltà tecniche, ha causato un grosso incremento dei costi principali dei progetti petroliferi nell'ultima decade, rendendo necessario lo sviluppo di migliori metodi di previsione e mitigazione delle condizioni instabili da parte dell'industria petrolifera.




Tratto da "The Oil Curse: A Remedial Role for the Oil Industry", di Sarah Peck e Sarah Chayes, http://carnegieendowment.org, 30 settembre 2015 (qui l'articolo completo)

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