Benzina nella letteratura narrativa

Essendo la benzina un derivato del petrolio, non si può non parlare di Marco Polo, mercante veneziano che nel XIII secolo intraprese un viaggio in Asia descritto nel suo Il Milione. In esso fornisce una delle prime descrizioni del petrolio nella letteratura occidentale, di cui ne riporto una citazione:
«Ancor vi dico che in questa Grande Erminia (Armenia) è l'arca di Noè in su una grande montagna, ne le confine di mezzodie in verso il levante, presso al reame che si chiama Mosul, che sono cristiani, che sono iacopini e nestarini, delli quali diremo inanzi. Di verso tramontana confina con Giorgens (Georgia), e in queste confine è una fontana, ove surge tanto olio e in tanta abondanza che 100 navi se ne caricherebboro a la volta. Ma non è buono a mangiare, ma sì da ardere, e buono da rogna (ruggine) e d'altre cose; e per tutta quella contrada non s'arde altr'olio.»


Nella letteratura contemporanea vorrei invece citare La pompa di benzina, racconto di Italo Calvino tratto dalla raccolta postuma Prima che tu dica «pronto». Eccone una parte, in cui si riconosce il suo tipico stile narrativo, specialmente nella descrizione delle cose e dei luoghi:
«Ecco che in mezzo al deserto di mezzodì cittadino ho avvistato una stazione di servizio aperta: le fluttua intorno uno sciame di macchine. Non c'è personale; è uno di quei distributori che funzionano a self service. Gli automobilisti si danno da fare sguainando le canne cromate delle pompe, si fermano a metà di un gesto per leggere le istruzioni, mani un pò incerte premono tasti, serpenti di gomma inarcano le loro spire retrattili. Le mie mani armeggiano attorno a una pompa, le mie mani cresciute in un epoca di transizione, abituate ad aspettare da altre mani il compiersi dei gesti più indispensabili alla mia sopravvivenza.»

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